Personalmente lo faccio per mettere ordine, per ridurre le perdite di tempo, per stare concentrato e non disperdere le energie. È così che giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, anno dopo anno, si diventa più efficienti. C'è un rischio, però, a diventare "troppo bravi nel fare le cose".
Il rischio è che, presi dalla febbre del fare, ci dimentichiamo il perchè, la ragione per cui facciamo quel che facciamo.
A volte, quando il lavoro diventa una droga, può essere una domanda difficile cui rispondere, anche se è l'unica davvero importante. Giorno dopo giorno, se non acquisiamo l'abitudine del chiederci "perchè", diventiamo un po' più robot e un po' meno umani.
Ora, manco a dirlo, c'è un'app che aiuta proprio in questo: a chiederci perchè. E io, ti pareva, me la son già scaricata. Inoltre, per gli appassionati della carta, è collegata a uno straordinario taccuino progettato apposta: BULLET JOURNALE+APP
Nella speranza ti possa essere utile,
Mauro
Ci sono società che quando ti ammali arriva lo stregone e chiede:
quando è stata l’ultima volta che hai danzato?
ricordi cosa ti è successo?
come mai hai smesso?
Quando sei adolescente la musica la “senti” forte pulsare nelle vene e poi pian piano non la senti più. Almeno per me è stato così.
Cioè, continui ad ascoltare la musica ma come se non ti riguardasse.
Dentro di te lo sai che qualcosa è successo da quell’ultima volta, da quando il ritmo batteva così forte da non riuscire a stare fermo sulla sedia e neppure in piedi.
Magari è stato un amore rifiutato,
un fallimento,
un bambino non nato,
chissà…
Quando qualcosa ci colpisce forte è facile smettere di essere felici, il dolore a volte è insostenibile e ci sembra impossibile ricominciare.
Ma anche se non ci credi, il sangue continua a scorrere anche se ti sembra di di non percepirlo più.
Il cuore continua a battere anche se non lo senti.
Finché ti muovi c’è la possibilità di ricominciare a sentire,
di innamorarsi,
magari per la prima volta di te e poi, anche,
di qualcun altro, se sei fortunato e felice.
Perché bisogna avere fortuna nella vita, ma anche correre il rischio di gettare il cuore oltre l’ostacolo per lasciare che i piedi ricomincino a sentire la musica e il tuo cuore a danzare.
Questo è il mio invito per l’incontro di Movement Medicine che si svolgerà domenica prossima a Ravenna:
Domenica 19 febbraio, Ravenna
AMORE
Workshop di Movement Medicine con Tamara Candiracci
info: 3355499463
Io l’ho fatto.
È terapeutico.
E hai ancora tempo.
L’anno che sta per iniziare sarà più ricco se lo accoglierai con una zavorra in meno.
Mauro
Ci sono tantissime ragioni, invece, per farlo. Molte di queste le narra in questo video che raccoglie l'intervento di inaugurazione della scuola di scrittura Holden uno dei più grandi raccontastorie in circolazione: Cristiano Cavina, romagnolo e pizzaiolo.
Cristiano parla dello scrivere ma in realtà parla del "saper stare al mondo" senza rinunciare alla fonte della propria passione. Che per alcuni è la scrittura, per altri è l'alzarsi al mattino per andare al lavoro con il sorriso sulle labbra per fare quello che hanno sempre voluto fare. (LEGGI TUTTO)
In un modo che prevedeva l'assistenza fra di loro e anche ai loro familiari.
In quegli anni il lavoro non c'era, ma c'erano la soppressione violenta degli scioperi che sfoceranno nel fascismo e nell'omicidio Matteotti. C'era, tra le altre cose, un'epidemia micidiale che mia nonna ricordava ancora e che venne chiamata "La Spagnola". Una epidemia che provocò più di mezzo milione di morti nella sola Italia e milioni in tutto il mondo.
Quei nove meccanici e i loro discendenti sono passati attraverso il fascismo, la miseria seguita alla crisi del 1929, alla distruzione della seconda guerra mondiale e hanno dato vita a una grande impresa cooperativa che è la SACMI.
Non avevano un centesimo delle possibilità e delle conoscenze che abbiamo noi oggi. Oppure l'hanno fatto.
Ora tocca noi. Perchè la soluzione ai casini di oggi, non può essere individuale, ma anche di comunità.
PS
Conosco bene le degenerazioni del movimento cooperativo, spesso rappresentate nel modo peggiore dall'attuale ministro del lavoro Giuliano Poletti. Di lui e anche del modello emiliano della cooperazione non mi importa granchè, dello spirito, e della forza dei 9 meccanici solidali del 1919, invece sì.
Qualche giorno fa ho partecipato a un incontro rivolto a scrittori con l’ambizione di pubblicare il proprio libro in inglese e, quindi, di rivolgersi a un pubblico globale anzichè al ristretto mercato nazionale.
“La nostra preoccupazione più grande era che Domenico smettesse di provare a comunicare con noi e con il mondo”, dice Daniela.
La storia della sua famiglia (lei, Domenico, e papà Tommaso) è l’esempio concreto di come vadano affrontati i problemi: primo, non arrendersi; secondo, cercare strumenti concreti che facciano la differenza.
Ho un amico architetto. È un gran professionista, ha una grande esperienza e, inoltre, è bravissimo ad affabulare quando racconta gli episodi che gli sono capitati in una vita di lavoro. Secondo me dovrebbe scrivere un libro. Non solo per sé, ma anche per gli altri, per condividere la sua esperienza con i giovani e anche con i clienti. Questo post è dedicato a lui.